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    Info e Regole


    GAIA NETWORK è un nuovo sistema distributivo nel settore dell’arredo in edilizia di alta gamma. Usa il metodo del network ed il blog diventa un luogo importante dove i vari componenti, produttori e clienti, commerciale e tecnici, possono confrontarsi e dialogare fra loro.

    Si richiede solo la e.mail per poter aggiornare i partecipanti sui nuovi interventi. In qualità di gestore del blog mi impegno a non utilizzarle in nessun altro modo.

    Allo stesso modo chiedo  ai partecipanti di condividere poche e semplici regole:
    -non esprimere in modo offensivo opinioni su, religione, razza, sesso. E’ ammessa la politica in quanto parte determinante del fattore economico del settore.
    -non utilizzare il blog per comunicazioni pubblicitarie o fare pubblicità. Per comunicare un prodotto , un servizio o una prestazione tecnica /professionale usare il sistema della “VOCE  DI  CAPITOLATO”.
    -ogni articolo deve essere firmato e l’estensore si assume la responsabilità di quanto dichiarato.

    Come vedete sono poche e semplici regole di normale educazione . In qualità di gestore del blog farò in modo che vengano rispettate.

    Buona lettura e confronto.


    Pier Giorgio Gaiardoni

    Info e Regole
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    Una lettera di rabbia e miseria di un giovane architetto

    Voglia di

    20

    raccontare

    Una lettera di rabbia e miseria di un giovane architetto

    pubblico volentieri questa richiesta di riscatto della professione 

    p.g.g.

     

    Odio tutta la gente. O meglio – fatemi recuperare in qualche modo da questo inizio così brusco – odio alcune categorie di gente, proprio come voi.

    Quelle che si trovano sul posto di lavoro, però, sono le peggiori. Solitamente sono dei clienti, ma non sempre.

    Il lavoro è tutto ciò che ho. E, se ci conosciamo, sapete che cerco di farlo al meglio, con le risorse disponibili.  

    <Lavora sempre per il piacere del lavoro mai per il dovere > mi dico, spesso ingenuamente < e allora sarai felice>.

    Ma,si sa, la gente è strana. E, come dicevamo, quella che ti ritrovi al lavoro, molte volte non la puoi scegliere.

    Troppe volte ci si piega, ci si arrende così - un po’ per accidia un po’ per indifferenza - senza lottare. Dimentichiamo troppo spesso di avere una coscienza e vendiamo la nostra anima per qualsiasi motivo. Io sono convinto  che le nostre anime possano avere un prezzo, ma che la nostra etica ne deve dare la misura. Non svendiamoci, ve ne prego. Riprendiamo il controllo di noi stessi.

    Pretendiamo rispetto, e allontaniamo le persone che non ce ne offrono.

     

    <Ti diamo un lavoro a 500 euro con partita IVA e orari da ufficio>?!

    Fanculo! Vado a spacciare marijuana o contrabbandare cuccioli di panda. Almeno sono a posto con la coscienza.

    <Sono al mare con mia madre, ma la cosa deve essere fatta per domani mattina. Da te.>?!

    Affogatevi assieme. Solo allora mi interesserà qualcosa di voi.

    <Non ho tempo, io lavoro>?!

    Quest’ultima frase – che è poi il motivo di questo sfogo - mi trasforma in una bestia.

    Pare infatti che, poiché non abbiamo un lavoro dipendente, il nostro tempo sia meno importante. Questo atteggiamento ha rovinato un’intera generazione. Purtroppo per noi è la nostra.

    Di disoccupati, di precari, di miserabili o di  categorie simili – che lavorano per una causa “pro bono” – ce ne sono a quintalate. Questo non vuol dire che dobbiamo immolarci perché rimpiazzabili.

    Non è concorrenza; non è libero mercato; non è competizione. Questo è sfruttamento della prostituzione

    Dobbiamo ribellarci. È un cancro sociale che sta consumando tutti noi, lentamente e inesorabilmente.Rifiutiamo tutti i lavori con queste condizioni!

    Perché se è vero che il lavoro nobilita l’uomo, è anche vero esso è tutto ciò che ci rende ancora umani. Altrimenti saremmo alla stregua di bestie, abbandonate al loro destino e inselvatichite per la sopravvivenza.

    Cosa ci differenzia, alla fine, da un bue aggiogato dall’aratro, se non una dignità nell’unico frutto delle nostre fatiche?

    Che differenza c’è tra questo pensiero e uno stupro?

    In un mondo di miseria, l’unico modo per protestare è abbandonare privilegi e vantaggi.

    Thích Quảng Đức ci ha insegnato, se non altro, a immolarci per quello in cui crediamo.

    Non so voi, ma io – per dirlo con le parole de Lo Stato Sociale – Mi sono rotto il cazzo

    Posted by archifetish on Tuesday, August 27,  2013   

    di Pier Giorgio Gaiardoni postato il 03/09/2013 alle ore 10:23:45

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