L'estrazione e la lavorazione della pietra lavica ha avuto un notevole riflesso sulla economia locale, per il numero di addetti e per l'alta specializzazione richiesta, tanto da dare origine a dei veri mestieri.
Anche oggi, al declino dell'impiego tradizionale, determinato dalle moderne tipologie costruttive, assistiamo ad un significativo sforzo di conversione della produzione alle attuali richieste del mercato. Si fa riferimento alle nuove tecnologie per l'estrazione e la lavorazione della pietra lavica e alla nuova tecnica della ceramizzazione. Questa porta alla produzione di elementi di arredo per bagni e cucine, piastrelle da pavimentazione e rivestimenti interni ed esterni, che riportano i decori tipici siciliani e in particolare della ceramica di Caltagirone.
Il basalto etneo è un materiale resistente, espressivo e decorativo, che si presta alla lavorazione per la realizzazione di oggetti per arredamento e per pezzi di arredo urbano.
Il basalto etneo è un prodotto lapideo di particolare robustezza e bellezza, dalle caratteristiche estetiche, resistenza e lavorabilità superiori ad altri materiali basaltici.
L'aspetto del basalto etneo varia dal colore scuro abbastanza uniforme, ad un picchiettato con punti di uno, due o tre colori diversi.
La sua origine è legata al processo di raffreddamento delle colate laviche, in ben precise condizioni ambientali. In considerazione del fatto che le nuove colate finiscono per ricoprire o danneggiare le precedenti, possiamo dire che il basalto etneo, pur costituendo una risorsa rinnovabile, risulta disponibile in quantità limitata.
L'estrazione
Anticamente i "pirriaturi", estraevano lungo i costoni della montagna, solo strati superficiali di lava (schiuma) perché più porosi e più facilmente lavorabili con semplici arnesi quali la subbia, lo scalpello, la mazzola e il martello. In qualche caso si faceva uso di esplosivo.
Oggi l'estrazione avviene con l'ausilio di pale meccaniche, ruspe ed escavatori (martellone pneumatico) che permettono di raggiungere strati profondi dove la lava è più compatta, più dura e di colore più chiaro. Per il taglio della roccia in lastre si utilizzano dei macchinari con dischi diamantati (segherie) che consentono di ottenere prismi di varie dimensioni. Anche la lavorazione è facilitata dall'uso di altri strumenti e macchine: trapano, flex, fresa e levigatrice. La lavorazione meccanica della pietra non ha escluso del tutto il lavoro di finitura ad opera di artigiani scalpellini.
I prodotti;
Sul materiale estratto interveniva lo spaccapietre che ricavava lastre di pietra, e lo scalpellino che rifiniva il materiale, destinato prevalentemente per la pavimentazione delle strade urbane e rurali, e per manufatti architettonici delle abitazioni, stipiti di porte e balconi, gradini per scale, chiavi di archi, capitelli, mensole di balconi, pavimenti interni levigati, basi per camini, ecc. Un tipo particolare di pietra, la "pietra pomice", leggerissima, veniva adoperata per la copertura a cupola delle chiese.
Un recente impiego è costituito dalla ceramicazione della pietra lavica, cui si presta per la capacità di resistere alle alte temperature di vetrificazione degli smalti, ottenendo un manufatto ceramico di alta qualità, come per esempio complementi di arredo, tavoli, pezzi per cucine, ecc.
Le basole, utilizzate per la pavimentazione di strade e piazze, sono dei blocchi dalle dimensioni medie di cm. 40 x 40 e dallo spessore di cm.15, lavorati a puntillo grosso sulla faccia superiore e le quattro facce laterali grossolanamente sbozzate a cuspide di piramide. Recentemente sono stati introdotti nuovi accorgimenti tecnici che, nel rispetto delle caratteristiche tradizionali, hanno consentito di semplificare la collocazione e di ridurre i costi della manodopera specializzata.
Il cordolo è un blocco, dalle dimensioni medie di cm. 70 x 20 e spessore di cm. 20, lavorato a puntillo grosso su due facciate ortogonali, utilizzato per la finitura dei marciapiedi. Nuovi accorgimenti tecnici hanno reso possibile ottenere un prodotto di forme più regolari, che consente di ridurre i tempi di posa in opera e quindi di abbassare i costi, ferme restando le tradizionali peculiarità.
I bolognini sono prodotti lavorati tradizionalmente e sono impiegati nella costruzione di muri (di campagna, di ville e giardini).
Le filagne in pietra lavica sono come tipologia uguale alle più comuni filagne di marmo e di granito e possono essere rese a filo di sega oppure levigate, bocciardate, pallinate o a puntillo (grosso o fine).
Le lastre in pietra lavica come tipologia sono uguali a quelle più conosciute di marmo e di granito.
Le lastre possono essere grezze (a spacco di cava), levigate o lucidate, per rivestimenti, pavimenti, gradini, ecc.
La pietra lavica bocciardata si ottiene con l'utilizzo di uno specifico macchinario (scalpellatore meccanico), che consente di ottenere una ruvidità della superficie simile alla buccia d'arancia.
La bocciardatura viene effettuata su prodotti destinati alla realizzazione di piazze pubbliche, di gradini, ecc.
La pietra lavica pallinata è ottenuta meccanicamente con il processo della sabbiatura (utilizzato per sabbiare il ferro). Il prodotto, usato per pavimentazioni di piazze e marciapiedi, viene confuso con il bocciardato che è più pregiato e presenta una maggiore ruvidità.
La pietra lavica ceramizzata:
La tecnica pittorica su pietra lavica si fa risalire alla metà del 1800, ad opera soprattutto di Filippo Severati che ha introdotto una nuova tecnica di pittura a smalto su lava, capace di resistere in ambienti esterni. Dopo di lui molti altri artisti si dedicarono alla ceramizzazione della pietra lavica.
La lastra lavica, tagliata secondo il disegno voluto, viene cosparsa di ceramica in polvere, su uno spessore di tre millimetri, e decorata. Si passa quindi alla cottura, intorno a mille gradi, ottenendo la fusione tra pietra e ceramica in un corpo unico che coniuga assieme la resistenza, l’estensione e la solidità della lava alle stupende decorazioni policrome della nostra tradizione ceramista.