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Buona lettura e confronto.
Pier Giorgio Gaiardoni
Voglia di
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raccontare
Non è facile stabilire con precisione l'origine del termine "mosaico": l'uomo ha da sempre manifestato una naturale inclinazione a decorare suppellettili o architetture, utilizzando sia pigmenti sia pietruzze già colorate dalla natura stessa.
Lo stesso termine mosaico è di origine incerta: alcuni lo fanno derivare dal greco µουσαικÏŒν (musaikòn), "opera paziente degna delle Muse"; in latino veniva chiamato opus musivum, cioè "opera delle Muse" oppure "rivestimento applicato alle grotte dedicate alle Muse stesse". Il richiamo alle Muse è dovuto all'usanza degli antichi romani di costruire, nei giardini delle ville grotte e anfratti dedicati alle Ninfe (ninpheum) Muse (musaeum), decorandone le pareti con sassi e conchiglie. Quindi musaeum o musivum indica la grotta e opus musaeum o opus musivum indica il tipo di decorazione murale. In seguito si affermò l'uso dell'aggettivo musaicus ad indicare l'opera musiva.
Potrebbe derivare anche dall'arabo muzauwaq, che significa "decorazione". C'è chi, invece, vi ha visto la radice di un vocabolo semita, soprattutto quando la parola viene usata come aggettivo, che potrebbe legarsi al termine "Mosè", quindi "pertinente a Mosè".
Sono state indicate anche altre locuzioni, quali musium che significa esprimere qualcosa con diversi colori, oppure museos nel senso di elegante. Le ipotesi però sono molte e nessuna sembra avere titoli sufficienti per prevalere sulle altre.
Le tessere erano chiamate in greco á¼€βακίσκοι (abakìskoi) quadrelli, da ἄβαξ (àbax), (tavoletta), mentre in latino abaculi o tesserae, tessellae.
Risalgono al 3000 A.C.. le prime decorazioni a coni di argilla dalla base smaltata di diversi colori, impiegate dai Sumeri per proteggere la muratura in mattoni crudi.
Nel 2° millennio a.c. in area minoico-micenea, si iniziò ad usare, in alternativa all'uso dei tappeti, una pavimentazione a ciottoli che dava maggiore resistenza al calpestio e rendeva il pavimento stesso impermeabile, il che si ritrova anche in Grecia nel v secolo a.c.
Le prime testimonianze di mosaico a tessere a Roma si datano attorno alla fine del iii secolo a.c. per impermeabilizzare il pavimento di terra battuta. Successivamente, con l'espansione in Grecia e in Egitto si svilupperà un interesse per la ricerca estetica e la raffinatezza delle composizioni.
Nel periodo imperiale avanzato il mosaico conobbe le sue espressioni più fulgide come dimostratoci dai ritrovamenti archeologici sia in occidente che in oriente. Si ricordano solo a titolo di esempio Villa del Casale in Sicilia e Zeugma sull'Eufrate. I temi di questi mosaici sono legati alla mitologia classica o a scene di vita quotidiana. Di periodo tardo imperiale sono anche i mosaici dell'area alto-adriatica: Altino e Aquileia. Quelli della basilica di Aquileia sono antichi esempi del mosaico con temi cristiani. La tradizione del mosaico continua con nuovi stilemi nel periodo bizantino. Tra le più alte espressioni, si ricordano le chiese di Ravenna, in particolare la basilica di S. Vitale e quella diSanta Sofia a Costantinopoli. Di tradizione più tarda sono quelli del Torcello. Di influsso greco-bizantino sono anche i numerosi mosaici presenti nell'area mediorientale, tradizione che continuerà parzialmente con stilemi ancora diversi nel periodo del califfato omayyade.
Nell'arte romanica il mosaico non ha ruolo dominante per motivi economici e gli si preferisce l'affresco come decorazione parietale. Viene invece utilizzato per le superfici pavimentali, e vive il suo apice nel xii secolo, come testimonia il mosaico del Duome di Otranto risalente al 1163-1165 In Sicilia, invece, l'arte musiva assume una sua centralità nella ricca arte arabo-normanna delle cattedrali di Monreale e Cefalù, nella Cappella Palatina, nella chiesa della Martorana e nel Palazzo dei Normanni a Palermo. Tra il XI ed il XII secolo ha particolare sviluppo lo stile cosmatesco a Roma e in Italia centrale. La produzione sempre più vasta di piastrelle di ceramica verniciate sostituirà il mosaico pavimentale per il costo nettamente inferiore.
Il Novecento è il secolo che segna la rinascita del mosaico, in seguito alle esperienze di Impressionismo e Divisionismo, con cui ha in comune il frazionamento del colore, con l'avvicinamento a Espressionismo e Astrattismo per la semplificazione della forma e alla netta scansione cromatica, ma soprattutto grazie alla nascita del Liberty e dell'Art Decò, che lo solleveranno dal ruolo di arte secondaria.
In particolare, si ricordano Antonio Gaudì e Gustaf Klimt per l'uso innovativo di questa tecnica ormai millenaria.
Pur avendo nobili e antiche origini il mosaico è tuttora un'arte praticata in tutto il mondo. In Italia naturalmente il centro del mosaico contemporaneo resta Ravenna. Alla fine del 2005 il Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico ha creato anche un archivio online intitolato Databank Mosaicisti Contemporanei, una vera e propria banca dati dei mosaicisti contemporanei per cercare informazioni e immagini relative ai mosaicisti, ai laboratori e alle loro attività artistiche. (continua)
La seconda parte verrà pubblicata fra qualche giorno
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