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    Info e Regole


    GAIA NETWORK è un nuovo sistema distributivo nel settore dell’arredo in edilizia di alta gamma. Usa il metodo del network ed il blog diventa un luogo importante dove i vari componenti, produttori e clienti, commerciale e tecnici, possono confrontarsi e dialogare fra loro.

    Si richiede solo la e.mail per poter aggiornare i partecipanti sui nuovi interventi. In qualità di gestore del blog mi impegno a non utilizzarle in nessun altro modo.

    Allo stesso modo chiedo  ai partecipanti di condividere poche e semplici regole:
    -non esprimere in modo offensivo opinioni su, religione, razza, sesso. E’ ammessa la politica in quanto parte determinante del fattore economico del settore.
    -non utilizzare il blog per comunicazioni pubblicitarie o fare pubblicità. Per comunicare un prodotto , un servizio o una prestazione tecnica /professionale usare il sistema della “VOCE  DI  CAPITOLATO”.
    -ogni articolo deve essere firmato e l’estensore si assume la responsabilità di quanto dichiarato.

    Come vedete sono poche e semplici regole di normale educazione . In qualità di gestore del blog farò in modo che vengano rispettate.

    Buona lettura e confronto.


    Pier Giorgio Gaiardoni

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    a proposito di crisi edilizia

    Voglia di

    03

    raccontare

    Marco Tamino, Ingenium Real Estate - 26/07/2013, 16:15

     

    "Un recente articolo di Guglielmo Pelliccioli su QI, introduce un tema importate del quale si parla poco. La situazione in cui si trova oggi l'edilizia ha ovviamente prevalenti origini finanziarie, economiche e amministrative, e per questo si tende a sottovalutare le responsabilità specifiche che sono interne al settore. Non si può ignorare che la crisi dell’edilizia è in larga misura una crisi di prodotto e di processi produttivi obsoleti.

    Stiamo continuando a produrre più o meno nello stesso modo da oltre 40 anni, impiegando sostanzialmente sempre le stesse tecnologie costruttive e riproducendo vecchi modelli che, nell’edilizia residenziale sono riferiti alle aspettative ed alle possibilità di spesa della middle class, sulla quale sono prosperate almeno due generazioni di imprenditori dell’edilizia nel nostro paese ed una florida economia derivata. Era così imprevedibile che una produzione talmente arretrata finisse per non trovarsi più in linea con la domanda? Riprendendo il paragone con il mondo dell’auto fatto da Pelliccioli: è come se Marchionne continuasse a costruire le storiche Fiat 124 di buona memoria e si stupisse della difficoltà di collocarle nel mercato di oggi.

    In tutti i campi produttivi l’innovazione dei processi è d’obbligo; la ricerca di qualità dei modelli e le politiche di vendita si evolvono continuamente per seguire, e se possibile per precedere, la domanda di qualità, di sicurezza, di funzionalità e non ultimo di customizzazione dei prodotti espressa dal mercato. Ma nell’immobiliare, salvo rari casi, tutto questo non avviene da tempo e non si vede la possibilità e nemmeno l’intenzione di avviare cambiamenti. Molti settori (trasporto aereo, moda, arredamento, auto e beni di consumo) si sono confrontati con successo con il tema del «low cost», in edilizia invece l’unica prospettiva per abbassare i costi di produzione e vendita, è rappresentata dall’impoverimento del prodotto e da una sbrigativa riduzione delle quadrature e dei servizi offerti. Eppure esiste un’elevata domanda residenziale in continua espansione che può aprire un mercato dai grandi numeri, e forse l'unico possibile al momento, che non trova un’offerta adeguata.

    Un recente studio del Politecnico di Milano stima da qui al 2018 nella sola Lombardia la presenza di oltre 360.000 alloggi di edilizia di target medio/medio-alto che ben difficilmente saranno collocabili e la parallela mancanza di 560.000 abitazioni per le fasce sociali che hanno limitate disponibilità economiche. Si sottolinea che questa domanda non coinvolge solo i tradizionali destinatari dell’edilizia economica-popolare; è una domanda trasversale della società contemporanea, riferita a soggetti diversificati per età, per provenienza e per livello culturale e sociale, accomunati da una condizione di scarsa o moderata disponibilità economica spesso solo transitoria.  Si tratta di giovani coppie, anziani autosufficienti, lavoratori immigrati ma, non dimentichiamo, anche di dipendenti pubblici, di studenti, di ricercatori universitari e di quell’enorme area delle partite IVA e del precariato moderno. In sostanza ne fa parte la fascia più giovane e, vorremmo poter dire, propulsiva della società contemporanea, che esprime nuovi valori culturali, sociali e di comportamento e che condivide un diffuso ben comprensibile, desiderio di discontinuità rispetto al passato.

    Il settore dell'edilizia che appare condannato ad una crisi irreversibile potrebbe ripartire in tempi brevi con proposte di nuove costruzioni o di recupero edilizio, mirate su questa specifica domanda, dando risposta allo stesso tempo ad un grave crescente problema sociale. Perché questo possa avvenire non bastano qualche riduzione dei prezzi o i tentativi di camuffare sotto il nome di Housing Sociale, lo stock di prodotti del passato che imprese, e quanti detengono immobili a vario titolo, cercano di ricollocare sperando di trovare in Cassa Depositi e Prestiti quella sponda finanziaria che le banche non possono più rappresentare. Serve qualcosa di più; servono tanto per cominciare nuovi contenuti progettuali. Se ci decidiamo finalmente ad abbandonare le prodezze di quell’architettura “di immagine” mediatica alla quale ci ha abituato la post-modernità, potremmo orientarci verso una progettualità che si avvicina ai metodi dell’industrial design, dove il segno e la qualità estetica non possono esistere separatamente dalla capacità di utilizzare al meglio i materiali e le tecnologie produttive disponibili e di quelle che possono essere inventate. E non ci dispiacerebbe assistere anche al ritorno di quella dimensione sociale completamente scomparsa nell’architettura contemporanea, che è stata alla base dell’architettura e dei nostri tessuti urbani storici che tutto il mondo ci invidia. Nel nostro paese non mancano certo valori e risorse professionali adeguate, basterebbe solo dargli voce.

    I vincitori di professione dei concorsi d’architettura, che tra l’altro sono sempre gli stessi, in realtà per questo non ci sembrano molto utili. Servono professionisti di processo, tra i quali anche noi avremmo l’ambizione di inserirci, che affrontano la "fatica paziente”.. come diceva Le Corbusier, di inventare nuovi modelli e di ottimizzarli eliminando gli sprechi e ricorrendo alle innovazioni produttive, di migliorare i prodotti interpretando su tutti i fronti le esigenze di qualità ed anche i sogni della clientela emergente, esattamente come avviene in tutti i settori produttivi che guardano il futuro. Ma la cosa più importante per rimettere in moto la macchina, è la discesa in campo di soggetti imprenditoriali intenzionati a impegnarsi per rinnovare il settore dell’edilizia con le sue vetuste filiere e l’arrivo atteso da tempo, di nuovi investitori disposti a ricercare il profitto nelle economie di scala e con un ottica temporale che supera la tradizionale logica del mordi e fuggi con la quale l’edilizia è vissuta fino ad oggi."

    Architetto Marco Tamino,

     

    di Pier Giorgio Gaiardoni postato il 15/08/2013 alle ore 17:17:35

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