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Buona lettura e confronto.
Pier Giorgio Gaiardoni
Voglia di
118
raccontare
SECONDA PARTE DEL BLOG DEDICATO AL MOSAICO (prima parte blog n° 117 pubblicato il 14/02/2014)
Materiali
Risalgono al IV secolo A.C. mosaici greci e romani di pietre naturali, ciottoli di fiumi e marmi di cava. Le tessere lapidee venivano utilizzate prevalentemente nei mosaici pavimentali per la loro resistenza all'uso e perché possono essere levigate e lucidate. Tuttavia erano usate anche nei mosaici parietali per la varietà dei colori presenti in natura. Si trovano in opera pietre di diverso pregio a seconda delle necessità estetiche o tecniche, per esempio il colore, la lavorabilità e i costi. La lavorabilità è una caratteristica determinante, che comprende la spaccabilità, ovvero la qualità specifica delle pietre a spaccarsi in un certo modo sotto i colpi della martellina: la frattura prodotta non deve essere né conoide né scheggiata.
Le pietre più usate nei mosaici sono i calcari, calcite pura o mescolata a minerali, perché più facili da lavorare e perché presentano più colori.
Per i colori che sono più difficili da reperire in natura ma anche per ragioni economiche, si producevano smalti, come per giallo e blu, oppure si cuoceva l'argilla fino a vetrificazione, per il rosso.Talvolta si esponevano alla fiamma i marmi per ottenere sfumature di colore diverse: questo procedimento contribuisce anche a una migliore conservazione nel tempo.
Fino al I secolo A.C. si preferiscono materiali locali, solitamente calcari, tufo, selce. Solo in epoca imperiale si importano materiali pregiati per motivi estetici o per ostentare sfarzo, mentre dopo la caduta dell'Impero si continuano a utilizzare materiali pregiati ottenuti da spoliazioni di edifici già esistenti, fino al XIX secolo, quando cominciano ad essere applicate le prime teorie del restauro conservativo.
Hanno grande fascino, per le sorprendenti e meravigliose suggestioni di luce che producono. Vengono prodotti per la mancanza di colori particolari in natura, oppure per creare superfici brillanti e resistenti all'acqua. Possono essere utilizzati per mosaici prevalentemente parietali, data la scarsa resistenza all'usura che li rende fortemente deperibili se sottoposti a calpestio. L'unica eccezione è costituita dalle tessere a foglia metallica che possono essere impiegate anche nella pavimentazione.
Nel 1203, Venezia chiama i maestri vetrai di Costantinopoli e dà inizio alle fabbriche veneziane del vetro. La produzione di tessere musive vitree e metalliche a Venezia scompare verso la metà del XIIIsecolo e viene reintrodotta da Lorenzo Radi nell'Ottocento, con la riscoperta di segreti perduti, la sperimentazione di nuovi materiali e l'introduzione della lavorazione del mosaico a rovescio. Angelo Orsoni contribuisce alle innovazioni con l'introduzione del riscaldamento a carbone e del rullo per pressare il vetro. Gli esperimenti con materiali nuovi danno origine però a smalti poco resistenti:
Si distinguono diverse tipologie di tessere a matrice vetrosa:
.La colorazione avviene in due modi:1. aggiunta di quantità relativamente piccole di ossidi di elementi cromofori: cobalto per il blu, rame per il turchese, oro colloidale per il rosso, manganese per violetto e marrone, ferro per verde chiaro, azzurro e ambra, cromo per giallo e verde, selenio per rosa e rosso.2. presenza di sistemi colloidali di particelle insolubili, ossia di pigmenti stabili ad alte temperature: questo sistema è però meno stabile e dà risultati di minor qualità.
In epoca Bizantina si preferiva uno strato di mattoni accostati, ricoperto poi con pezzi di mattone, ghiaia, calce, pozzolana, mentre a Venezia veniva gettata una base di 10 cm di calce e pozzolana e un altro strato di 4 cm per allettare le tessere.
In antichità si usavano resine vegetali o bituminose, come anche il gesso o miscele di calce e cocciopesto o polvere di marmo o sabbia.
Nel 1800 si riprende lo stucco a olio, usato nel Rinascimento, e viene introdotto il cemento Portland. Oggi esistono in commercio svariati tipi di colle, stucchi e malte, anche se alcuni mosaicisti preferiscono prepararsi da sé l'intonaco tradizionale, con calce e sabbia fine.
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