GAIA NETWORK è un nuovo sistema distributivo nel settore dell’arredo in edilizia di alta gamma. Usa il metodo del network ed il blog diventa un luogo importante dove i vari componenti, produttori e clienti, commerciale e tecnici, possono confrontarsi e dialogare fra loro.
Si richiede solo la e.mail per poter aggiornare i partecipanti sui nuovi interventi. In qualità di gestore del blog mi impegno a non utilizzarle in nessun altro modo.
Allo stesso modo chiedo ai partecipanti di condividere poche e semplici regole:
-non esprimere in modo offensivo opinioni su, religione, razza, sesso. E’ ammessa la politica in quanto parte determinante del fattore economico del settore.
-non utilizzare il blog per comunicazioni pubblicitarie o fare pubblicità. Per comunicare un prodotto , un servizio o una prestazione tecnica /professionale usare il sistema della “VOCE DI CAPITOLATO”.
-ogni articolo deve essere firmato e l’estensore si assume la responsabilità di quanto dichiarato.
Come vedete sono poche e semplici regole di normale educazione . In qualità di gestore del blog farò in modo che vengano rispettate.
Buona lettura e confronto.
Pier Giorgio Gaiardoni
Voglia di
112
raccontare
Mi rendo conto che in un blog edito da una struttura commerciale come GAIA NETWORK è “poco opportuno” (politically correct) parlare di politica ma questo secondo capitolo del libro pubblicato nel 1990 riesce spiegare l’attuale situazione sia Europea che mondiale.
Il capitolo sotto riportato è interessante per tutti: privati, imprenditori, ma visto il nostro contesto in modo particolare per rappresentanti,funzionari, e tutte le altre persone del settore commerciale.
Quello che voglio evidenziare è che 25 anni fa qualcuno aveva già capito come le cose si sarebbero sviluppate ma nessuno,in particolare i politici e i sindacati, ne ha preso atto.
IL DROMEDARIO AL POLO NORD
La capacità di adattamento infatti conta più di ogni altra qualità; ed è per questo che è improprio persino parlare di superiorità o inferiorità di certe forme viventi o di certe forme culturali. Perchè un gatto sarebbe incapace di acchiappare pesci sott’acqua, un pescecane sarebbe incapace di procurarsi cibo in una savana, un leone sarebbe incapace di attraversare una catena montuosa volando.
Analogamente noi saremmo incapaci di sopravvivere come cacciatori-raccoglitori nella foresta, e gli agricoltori con l’aratro a chiodo sarebbero incapaci di sopravvivere se dovessero gestire una società industriale.
Insomma, l’importante è essere adatti al proprio ambiente.
Se manca questa condizione ,cominciano i guai. Può allora verificarsi per esempio un disadattamento da tecnologia ( lo si vede, ad esempio, tra gli abitanti delle tribù amazzoniche che sono state distrutte dal contatto con la società tecnologica che vivono ora in centri “civilizzati” dove non sono più uomini ma profughi). O può verificarsi un disadattamento da incompetenza ( lo si vede, per esempio, nelle nostre società industriali dove la cultura è spesso incapace di gestire intelligentemente la grande macchina tecnologica che ha a disposizione).
In altre parole : ognuno deve stare nel suo eco-sistema. Se si ha una cultura ottocentesca, per esempio, bisogna vivere nell’Ottocento. Bisogna vivere cioè in una società in cui c’è l’80% di contadini analfabeti nei campi e dove si lavora 12 ore al giorno senza ferie. Allora la cultura ottocentesca va bene. Perchè non ha bisogno di capire cos’è un eco-sistema industriale dal momento che non esiste. Non ha bisogno di capire quali sono le esigenze di ricerca, dell’energia,delle decisioni a lungo termine, delle incompatibilità all’interno dei sistemi complessi ecc., perché sono cose a venire. In tal caso, con una cultura pre-scientifica ci si può tranquillamente riunire nei circoli culturali,essere degli opinion leader , orientare i comportamenti sociali, determinare le scelte politiche.
Ma se si vogliono alzare i salari, migliorare l’assistenza,mandare i ragazzi a scuola, aumentare il benessere e diminuire le ore di lavoro, questo tipo di cultura non funziona più.
Perché è fuori dalla sua "nicchia" ecologica. Non è più adatta a stimolare e orientare le complesse scelte necessarie per alimentare una crescita equilibrata in modo tecnologico. Infatti per realizzare una cosa del genere occorre, come dicevamo, essere competitivi sui mercati internazionali ( dal momento che è questa una delle basi di sopravvivenza di una società industriale di trasformazione come la nostra)
E ciò significa quindi saper stimolare e guidare delle scelte e dei comportamenti che non soltanto consentano l’esistenza di un moderno sviluppo industriale ( o addirittura post-industriale) ma consentano anche di influenzare intelligentemente lo sviluppo tecnologico in modo di farne uno strumento veramente al servizio dell’uomo.
Altrimenti il rischio è quello di lamentarsi soltanto dell’invivibilità dell’ambiente, come potrebbe fare un dromedario nell’Artico o un orso polare all’Equatore
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